venerdì 29 agosto 2014

Santa Monica e sant'Agostino


Il 27 e il 28 agosto sono dedicati a due santi che “meritano” ricevere le nostre attenzioni e riflessioni: santa Monica e sant'Agostino, mamma e figlio. Monica è una donna di Dio che ama il marito nel vero senso della parola, ovvero, desidera la sua conversione, così come, in seguito farà con suo figlio.

Monica piange per la vita dissoluta che conduce suo figlio e ne desidera la conversione. La nostra conversione, la nostra fede, in qualche caso, è voluta e desiderata da qualcuno che ha pregato e offerto per noi. Quale grande amore di questa madre! Spesso quando parliamo di benessere, soprattutto al giorno d'oggi, siamo sempre propensi a pensare a quello economico. È vero: la crisi attualmente miete vittime ogni giorno. Oggi stesso un uomo si è tolto la vita a causa della crisi... e chissà da quante altre persone è stato preceduto. Spesso e volentieri, parliamo di crisi a sproposito. È una parola che ci riempie la bocca, ma non ci siamo mai accorti che la crisi è principalmente dovuta alla mancanza di morale in cui versa il nostro popolo. Il benessere, quello vero, è quello spirituale, una volta raggiunto questo si avrà pure quello materiale. Qualche anno fa avevo letto in un libro scritto da un sacerdote, che i parenti quando un loro congiunto stava per morire, tendevano a non chiamare il sacerdote per non spaventare ulteriormente il malato. Questo è sbagliato! Non ci si accorge che facendo così chiudiamo le porte del paradiso alla persona che sta per entrare nella vita eterna. Pur essendo credenti non abbiamo veramente a cuore la salute spirituale dei nostri cari! Terribile! La persona che sta per morire, sente in cuor suo che sta per affrontare e compiere il passo più importante della sua esistenza, quello che deciderà del suo eterno futuro. Solo lui può capire in quell'istante che si sta giocando il tutto per tutto in quel momento! I parenti hanno ancora i piedi sulla terra e ragionano ancora da uomini, ma colui che sta per varcare l'eternità, sa bene che l'uomo non è fatto per la terra ma per il cielo. Se teniamo bene a mente questo, non ragioneremmo mai come uomini destinati a diventare nuovamente polvere, ma come anime destinate all'eternità e alla luce.

Monica, insomma, era una di queste persone. E ce ne sono state tante altre, ad esempio santa Rita da Cascia. Il suo coraggio di madre, poi, è stato veramente eroico. Dopo la morte violenta di suo marito, i figli volevano vendicarsi. Rita aveva paura che i figli si macchiassero di peccato mortale. Ebbe il coraggio di chiedere al Signore la loro morte piuttosto che cadessero in peccato mortale, macchiandosi di così atroce delitto. È l'amore di una madre che ama veramente l'anima di coloro che ha generato.

Monica ha offerto le sue lacrime e suppliche e fu esaudita. Sant'Agostino conduceva una vita dissoluta, nella lussuria e vagando di eresia in eresia. Il suo cuore era assetato di verità, ma non riusciva a trovare la sua vera pace. Nelle celebri “Confessioni”, Agostino racconta la sua travagliata vicenda spirituale, senza mezzi termini racconta le sue avventure con le donne, i suoi incontri sbagliati. E proprio in questo bellissimo libro che troviamo il suo cantico che raggiunge il parossismo in queste parole:

“stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell'intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto. Entrai e vidi con l'occhio dell'anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un'altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come l'olio che galleggia sull'acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce.

O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. Hai abbagliato la debolezza della mia vista, splendendo potentemente dentro di me. Tremai di amore e di terrore. Mi ritrovai lontano come in una terra straniera, dove mi pareva di udire la tua voce dall'alto che diceva: 'Io sono il cibo dei forti, cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me'.

Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato il «Mediatore fra Dio e gli uomini, l'Uomo Cristo Gesù», «che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli». Egli mi chiamò e disse: «Io sono la via, la verità e la vita»; e unì quel cibo, che io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché «il Verbo si fece carne».

Così la tua Sapienza, per mezzo della quale hai creato ogni cosa, si rendeva alimento della nostra debolezza da bambini.

Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l'ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.”

Non ha bisogno di nessun commento: è semplicemente un'anima che ha toccato il fondo e ha conosciuto veramente Cristo, incontrato una persona che lo ha fatto innamorare. Lui, eretico, entrò a

far parte della Chiesa e divenne addirittura vescovo...

Tardi ti ho amato... è l'anima che avrebbe voluto conoscere Cristo prima perché ne ha assaporato la bellezza. Tardi ti ho amato, è la frase che potrebbe sospirare anche un dodicenne quando si accorge di aver incontrato autenticamente Cristo... è sempre troppo tardi per l'anima che sperimenta il vero amore...

lunedì 25 agosto 2014

Dio è Padre


Confidare in Dio non è cosa sempre facile: uscire dai propri schemi per abbracciare la mentalità e il progetto di Dio, significa fidarsi di qualcuno che ci ama e vede meglio di noi. Abbiamo spesso meditato sul fatto che ciò che ci accade non sempre è nella volontà di Dio, alla maniera di Giobbe. Il buon Dio permette che ci capitino alcune cose affinché da queste possa trarre un bene che tante volte noi non riusciamo a scorgere. Non è un bene ciò che ci è accaduto, ma da questo ne trae un bene senz'altro maggiore.

Dio spesso si nasconde, non dà le cose che noi desidereremmo e chiediamo. Dobbiamo avere pazienza (non è facile perché richiede di saper uscire da se stessi), di attendere che Lui intervenga. Non si può dare una moto a un bambino di due anni. Bisogna aspettare che diventi maggiorenne, altrimenti, ammesso che riesca a salire sulla moto, provocherebbe un incidente. Noi che tremiamo davanti alle insicurezze della vita, da sempre, non riusciamo a entrare in tale discorso. Sì, perché scordiamo che Dio è Padre. Da bambini, si aveva la sensazione che i genitori fossero eterni, che loro solo potevano fare tutto ed erano capaci di fare tutto; si aveva la sensazione della stabilità, che fino a quando ci sarebbero stati loro, non ci sarebbe accaduto nulla di male. È questo che Gesù intendeva quando affermava che solamente chi diventa bambino entrerà nel Regno dei Cieli. I genitori sono stati quelli che ci hanno nutrito quando noi sgambettavamo solamente e parlavamo con qualche vagito. Incomprensibile agli inizi, i nostri hanno imparato a capire quel linguaggio, a tenerci in braccio e a lasciarci quando abbiamo cominciato a imparare a camminare. E siamo caduti. Nonostante la loro presenza rassicurante, siamo caduti. Rialzati, abbiamo faticato a riprendere il cammino. Non era volere dei nostri genitori che cadessimo. Tuttavia, l'atteggiamento ideale del genitore, sarebbe stato quello di non agitarsi e rassicurarci della loro presenza. La caduta ci è forse servita a stare più attenti. A capire fino a quanto dovevamo spingerci o cosa ci avrebbe fatto del male. Dio è così. Si commuove e soffre per le nostre cadute o sofferenze, che non erano volute da lui, tuttavia attende, perché vede chiaramente che nell'anima si è attuata una metamorfosi essenziale. Un poco come accade al bruco: bruttissimo quando è un semplice vermetto che striscia sulla terra e non vede altro che sabbia, fango, terra, ma nel suo lungo letargo, sa trasformarsi in una bellissima farfalla colorata, capace di volare.

In questi ragionamenti e meditazioni, si spiegano tante cose difficili, tanta cattiveria che esiste e ferisce. Talvolta ferisce indelebilmente, rimane la cicatrice e l'anima non riesce ad uscire dalla sua prigione. Lasciamoci riconciliare con Dio. Le nostre ferite possono essere lenite solamente con il suo balsamo.

domenica 24 agosto 2014

L'amore di Dio

La vita è una cosa seria, quindi. Ma se non abbiamo l'opportunità dataci dalla reincarnazione, come possiamo avere un'altra chance? Dio c'invita a vivere l'esistenza seriamente: questo, automaticamente, dà senso alla vita: se riesci a viverla consapevolmente e positivamente, avrai la tua definitiva ricompensa, che tu stesso sceglierai. Allora la nostra chance?

La nostra chance sta proprio in Dio. Anche se la nostra coscienza avrà di ché rimproverarci, Dio è ancora più grande.

Dio Padre è colui che ci ha annunciato Gesù nelle sue parole e nella sua vita. Ha parlato di amore ai fratelli, di un pastore che cerca angosciosamente la pecorella perduta. Dio è questo. Quando ci perdiamo ci cerca disperatamente e quando finalmente ci trova, ci stringe teneramente a sé, cura le nostre ferite, felice di averci ritrovato. Quante parabole ha raccontato su questo argomento! La bellissima parabola del figliol prodigo: il padre fa festa al ritorno del figlio. È questa la chance che Dio ci offre, e non è poco. Ogni giorno simboleggia una nuova opportunità di cambiare vita. Dio ci dà la vera speranza che tutti possono cambiare: sulla croce il ladrone riconosce di avere fatto del male e chiede perdono, chiede di entrare nel paradiso di Gesù. Quale audacia! Eppure viene premiata! In quel momento il ladrone non ha messo di fronte ai suoi occhi tutti gli sbagli commessi, ma la grandezza della misericordia di Dio. In quel momento ha CREDUTO che Dio poteva tutto, anche perdonare tutte le scempiaggini commesse ed essere ammesso direttamente nel suo paradiso. Haimé quante volte invece noi umani chiudiamo le porte del paradiso ad altri? Un po' come i farisei! Tante, troppe volte, ci ergiamo giudici delle coscienze altrui e chiudiamo loro la porta del paradiso! Che diritto abbiamo? Non siamo mica Dio! Osiamo, crediamo, che Dio ci abbraccerà e ci stringerà a sé, nonostante tutto. Affidiamoci a Lui, alla sua infinita misericordia e troveremo ristoro.

La Via, la Verità e la Vita


Se rimaniamo alla testimonianza di Gesù lungo il corso della sua vita terrena, dovremmo credere fermamente che Dio e quindi, la vita eterna esistono. Avere tale consapevolezza è fondamentale. Come raggiungere la felicità, la luce prospettate dall'aldilà? A questa domanda risponde Cristo stesso: “Io sono la Via, la Verità e la Vita... Chi conosce me, conosce anche il Padre”.

Imitare Gesù Cristo diventa perciò parte integrante della vita del credente. Per poter giungere alla vita eterna, a godere delle bellezze del paradiso, bisogna concretizza nella propria la vita di Cristo. Verità: Gesù è l'unica verità. Esiste solamente una verità. Non ne esistono due. La verità è una, come Dio, per la teoria degli opposti. Da ciò ne consegue che tutto ciò che non riguarda Cristo è menzognero. È lui la verità. Vita: tutto ciò che è positivo ci porta alla gioia, alla vita! Solo lui è la vita, porta cioè gioia, serenità. Tutto quello che esula da lui, ci conduce alla tristezza. Il potere, il denaro, la vendetta, ci portano ad una gioia fugace che si spegne in un soffio. Quella che ci propone Dio, invece, è duratura, eterna, ovvero con i suoi stessi attributi: chi vive in comunione con Dio, possederà gli stessi attributi di Dio. Certo, per possedere tutto questo bisogna lottare: Dio non ci dà delle pappe pronte, ma vuole che gli ingredienti li mettiamo noi, lui poi farà il resto.

Alcuni mescolano filosofie orientali con il cristianesimo... Grande sbaglio: Dio non ha parlato di reincarnazione, ma di fuoco della Geena e di risurrezione. Gesù, dopo la morte, non ha preso alcun corpo di animale o altra persona illuminata, ma il suo corpo si è trasfigurato alla luce del Padre nello Spirito Santo ed è tornato definitivamente al Padre.

Forse per l'uomo il pensiero dell'esistenza della reincarnazione è rassicurante. In fondo dopo la morte, prendere un corpo che sperimenterà un tipo di vita che già conosciamo, è rassicurante, seppur questa sia stata dolorosa per noi. Dolorosa, ma la conosciamo bene. Conosciamo il dolore e seppur ci faccia paura soprattutto quando questo assume toni intensi, sappiamo più o meno affrontarlo... ma una realtà così definitiva com'è l'eternità, è difficile per noi assimilarla. Ci piace avere tante opportunità, tante occasioni di redenzioni, ma con la realtà dell'eternità, tutto assume un'altra prospettiva: ogni singolo atto che noi facciamo ha ripercussione nell'eternità. È una grande responsabilità, un qualcosa che coinvolge in modo significativo la nostra coscienza, cosa che, credere alla reincarnazione, mitiga eloquentemente. Credere all'eternità non ci permette di giocare con la vita degli altri, a vivere nella disonestà, nemmeno per un attimo. Questa ci presenta sempre alla nostra coscienza e abbiamo sperimentato che questa, è più spietata di Dio stesso.


Fede personale


Credere in Dio e in Gesù Cristo è fondamentale per costruire poi l'edificio solido della vita cristiana. Come spesso viene ricordato da Cristo, se la propria vita non è costruita sulla roccia, ovvero su Dio, è destinata a crollare miseramente al suolo. Non si può costruire la propria serenità sulla sabbia, su principi, cioè, non stabili, che possono essere portati via dagli elementi atmosferici che l'uomo non può controllare né comandare.

Il vero padrone di tutte le cose è Dio, dobbiamo ammetterlo: ci sono certe cose appartenenti alla nostra esistenza che sfuggono al controllo, nostro malgrado. Questa convinzione spesso non è dimostrata nella vita concreta. È difficile credere a una persona che predica l'amore e poi non si fa scrupoli a far del male al prossimo. Il vero banco di prova è la vita che uno conduce.

La fede, però, è un dono: una virtù umana e teologale. È la virtù per eccellenza che ci lega a Dio e ci ottiene la carità e la speranza.

Tutta la nostra esistenza verte su questo. Le nostre scelte prenderanno determinate strade a seconda della fede che possediamo.

Credere in Gesù Cristo, significa credere fermamente che lui esista e perciò, di conseguenza, a tutto ciò che ha insegnato. Non è una semplice filosofia, è uno stile di vita ben particolare.

Al giorno d'oggi, come allora, forse per motivazioni differenti, il cristianesimo, nonostante il fascino e la bellezza del suo messaggio, fa fatica ad attecchire. Molti preferiscono altre religioni o filosofie, oppure credere a un cristianesimo edulcorato, mitigato o addirittura stravolto in certi punti. Il grande dramma dell'uomo, come spesso ho ripetuto, è il suo rapporto con la morte. Questa lo induce alla riflessione, impone alla sua attenzione interrogativi ai quali non sa rispondere definitivamente.

C'è chi si ritiene ateo e pensa di credere solamente a ciò che vede. Questo è ridicolo perché la maggior parte delle cose su cui è fondata la nostra vita è astratta. Le cose astratte sono fondanti. Senza pace, amore, armonia, la vita diverrebbe un vero e proprio inferno! Di certe cose, come ad esempio l'elettricità, vediamo solamente i loro effetti. Non per questo motivo non esistono. Proviamo a toccare dei fili elettrici e continuiamo ad affermare che crediamo solamente a ciò che vediamo... Mmmm, forse dopo potremo parlare anche dell'esistenza dell'aldilà, semplicemente per il fatto che toccando quei fili ci siamo caduti irrimediabilmente! Senza contare che spesso Dio si è servito di queste persone per testimoniare la sua esistenza. Un medico, assertore della scienza, ateo per definizione, non credeva assolutamente all'esistenza di Dio e tanto meno all'aldilà. Colpito da malore, fu considerato clinicamente morto. Tornato in vita raccontò l'esistenza di un luogo bellissimo dove una presenza forte, piena d'amore e positività, regnava. Ciò che ha testimoniato che la sua esperienza non era fatua, è stata proprio la sua esistenza. Si comprende tutto ad un tratto che ciò che dovrebbe regnare nelle nostre esistenze, non è la paura dell'ignoto e della morte in generale, ma è la fede in un Dio che ci attende in un'altra vita, una vita di eternità. Tutto, in questa prospettiva, diventa relativo. Non dico che cancelli del tutto le nostre paure, o non ci permetta di cascare nei nostri errori, ma sicuramente che colori la vita in modo diverso, la carichi di positività e fiducia, cancelli l'odio e il pessimismo.

A proposito di ciò, ho sempre raccontato che pure i santi sono passati per la notte della fede. Un dolore forte, la contraddizione, possono far tremare anche l'edificio costruito sulla roccia. I terremoti esistono ugualmente, le mareggiate non sono calmate se non con il comando di Dio. Tutto ciò non c'impedisce di gridare “Aiuto!”, ma c'impedisce di colare a picco, di affogare travolti dai marosi o soffocati dalle macerie. Tutti sono soggetti ai dubbi, ma, un po' come avviene con la paura, ci sono solamente per essere superati e rafforzare la fede.

La fede

Avere fede in Dio non è così scontato, è un cammino di un'intera vita. Vale la pena percorrere queste
vie straordinarie, simili a quei sentieri bellissimi che attraversano le montagne: dietro a una curva, ecco che davanti al nostro sguardo si apre un panorama suggestivo, da mozzare il fiato. Ma bisogna camminare, non si può stare fermi in un punto. Ciò diventerebbe pericolosissimo per noi perché vedremmo un paesaggio incantevole, ma sarebbe sempre lo stesso e ci precluderebbe la possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista e soprattutto di scorgere la vetta.

Siamo miseri, è vero, ma la nostra meta deve essere la vetta. Da lì si può godere una vista a 360 gradi, senza che lo sguardo sia ostacolato da altre montagne.

La fede osa laddove l'uomo vede un ostacolo insormontabile. Nulla è impossibile a Dio. Ciò dovrebbe incoraggiarci: la consapevolezza di essere nelle mani di un Dio misericordioso che conosce, anche di noi stessi, più di quello che noi sappiamo, dovrebbe spronarci a non avere timore, a sperare contro ogni speranza. Il giudizio umano, spesso, non coincide con quello di Dio e l'uomo, davanti a tale pensiero, dovrebbe tremare. Dio non chiude nessuna porta, al contrario, al momento del suo sacrificio sulla croce, ha lasciato che il suo cuore venisse aperto e i suoi tesori venissero profusi all'umanità intera, anche a chi non comprende e non desidera nemmeno accogliere l'amore di Dio. Ci ha svelato il suo volto e mostrato il suo cuore. Non ha lasciato nulla di sé nascosto agli occhi dell'uomo. Gesù, inoltre, ha fondato la sua Chiesa sulla fede, sulla professione di fede di Pietro. Tale concetto è molto importante: pure nel vangelo di Giovanni si ricorda che l'opera più grande che può fare l'uomo è “credere in Dio”. Su questo si fonda tutto il resto, la carità e la speranza. È una fede che deve poi diventare vita, farsi carne come Dio si fece carne in Gesù Cristo.

giovedì 21 agosto 2014

Accoglienza

Volevo soffermarmi, però, su un altro aspetto che si sta vivendo in Iraq: la persecuzione dei Cristiani. A volte non si pensa: noi cristiani potremmo essere chiamati, tutti, a questa testimonianza e dovremmo prepararci giorno per giorno per essere pronti a tale evenienza. È vero che il nostro mondo, imbevuto di ateismo, ci offre un altro tipo di persecuzione, tuttavia quella di sangue rimane quella estrema. Oltre ad essere consapevoli di avere molti martiri per la Patria, lo siamo anche di averne altri per la fede? Quanti! Tantissimi e a loro dobbiamo la nostra spiritualità. Che dire che nemmeno di questo ci rendiamo conto? Le nostre chiese si sono svuotate, coloro che dovevano essere testimoni sono diventati codardi e sostenitori di una vita pressoché mondana che poco ha di che spartire con la spiritualità se non una facciata esterna fatta di parole ripetute all'infinito, gente che si barrica nel proprio perbenismo spirituale, dimenticando che la perfezione sta nell'amore! Gente che pensa che farsi vicino al prossimo significa tenere lo stesso loro stile di vita. Quante volte papa Francesco ha cercato di rompere il muro dei cattolici perbene che non hanno più il coraggio di sporcarsi le mani ma sono diventate aziende, come qualsiasi, che non sanno più dare vita, ma sempre più spesso comunicano stanchezza, morte ed egoismo. Dovremmo prepararci, sì, sempre, rispolverando le nostre radici, per poter conoscerci meglio... Un giorno Cristo ha scelto Roma per espandere il suo messaggio d'amore e di pace... Dovremmo esserne fieri, ma purtroppo abbiamo dimenticato le nostre origini. Però qualcosa ridonda nel modo di essere di noi italiani, se non altro per l'accoglienza e la difficoltà con cui penetrano le idee atee nella nostra legislazione. E riguardo all'accoglienza... è tutto chiaro: la tragedia di tanti immigrati che preferiscono affrontare viaggi pericolosissimi su mezzi di fortuna per approdare in un'Europa più fortunata economicamente parlando... Il fatto è che non vorrebbero rimanere in Italia, il loro viaggio dovrebbe continuare per stati che stanno ancor meglio dell'Italia... Il “bello” è che nessuno di questi li ha accolti o ha pensato di aiutare l'Italia nella sua difficile incombenza. Ma siamo noi Italiani dei boia, da lasciar affondare quei barconi, senza muovere un dito? Come potremmo? Gli altri stati si vantano del loro benessere economico grazie alle loro leggi spietate, noi dobbiamo vantarci della nostra accoglienza che sebbene non sia fatta sempre più spesso a regola d'arte, ci ritornerà prima o poi, magari non come i più si aspetterebbero... il bene che si fa non va mai perso e sono sicura che ci ritornerà. Fiera di essere cristiana? Sì, certo!

Seconda guerra mondiale


Stiamo assistendo impotenti ai grandi eventi catastrofici che interessano il Medio Oriente. In effetti si sta consumando una vera e propria tragedia umana, si stanno ledendo i più basilari diritti dell'uomo, come ad esempio quello della vita. Tante volte noi riteniamo scontate tante cose che abbiamo, dimenticando che il frutto della pace che stiamo assaporando, è dovuto al sacrificio di tante persone che ci hanno preceduto.

Pochi giorni fa ho guardato parte di un documentario molto interessante trasmesso da “Rai storia”. Riguardava la posizione dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Sono cose che non si studiano sui banchi di scuola, gli autori dei libri pur essendo grandi studiosi, non possono affrontare il discorso approfonditamente. Se un tempo la televisione ha aiutato tanti analfabeti a imparare a leggere e a scrivere, adesso aiuta a sviscerare o rendere più profonda la conoscenza che abbiamo già. La nostra sete di sapere è un dono di Dio e la cultura non deve servire a insuperbire la nostra mente, ma a renderla più aperta e flessibile, idonei a guardare le cose dal punto di vista altrui. Chi veramente sa, si accorge di non sapere un bel niente! Quante volte anche Gesù ha affrontato questo discorso... “I farisei non sanno di essere ciechi... se sapessero di essere ciechi, non avrebbero colpa”.

Come tutti sanno, l'Italia era alleata della Germania, ma in fin dei conti quest'ultima, non l'ha mai considerata tale. Mussolini era affine a Hitler anche se poi, di fatto, non ha mai partecipato in modo sistematico all'olocausto degli Ebrei. Al momento dell'armistizio firmato nel '43, i soldati italiani diventarono di fatto “nemici” dei Tedeschi, senza saperlo. I soldati erano all'oscuro di tutto e Roma non rispondeva alle loro domande. Si videro, perciò, internare nei campi di concentramento tedeschi da una parte e russi dall'altra... un esercito di più di 700.000 soldati. Il giornalista ha domandato alla storica come mai i soldati italiani non si opposero al loro internamento, erano tanti e preparati a combattere... La studiosa ha risposto che i tedeschi erano stati molto astuti, sapevano che prima o poi si sarebbero trovati in quella posizione nei confronti degli italiani, in quanto questi non erano in grado di stare al passo della Germania nazista e al momento della deportazione, avevano fatto credere loro che, essendo finita la guerra con la firma dell'armistizio, li avrebbero fatti rientrare in Patria. Una volta internati, essendo prigionieri di guerra non potevano godere dei diritti degli altri e quindi nemmeno della scarcerazione. La situazione era molto difficile. Ridotti anche loro a degli scheletri, al momento della ricostituzione del Fascismo con la Repubblica di Salò, vennero posti davanti a un bivio fatale: servire l'Italia fascista o morire di fame nei campi di concentramento. La scelta del più degli Italiani e ci deve rendere fieri di essere tali e di avere quel sangue nobile che scorre nelle vene, decisero di sacrificare la loro vita nei campi di concentramento: pochissimi si unirono nuovamente al Fascismo. Quello che subirono i soldati italiani aveva tutti i connotati per essere considerato un eccidio.

La pace che noi viviamo, è frutto di questi sacrifici umani. Camminiamo su una terra bagnata dal sangue di martiri per la fede e per la Patria e spesso, purtroppo, dimentichiamo le nostre radici e sputiamo su quel suolo da cui siamo stati tratti.

lunedì 4 agosto 2014

Il pane moltiplicato


Gesù ha saputo della morte di Giovanni Battista e si ritira in un luogo deserto, solitario. Giovanni Battista ha additato l'Agnello di Dio durante la sua vita, con le parole e la sua vita. Ha preparato la strada al Messia. Così come ha fatto con le sue parole, la sua vita, lo fa anche con la sua morte. Giovanni dà fastidio a chi conduce una vita dissoluta e moralmente devastata. Non ha timore di denunciare il marcio e per questo motivo, perde la vita. È precursore di Cristo anche per questo. Anticipa con la sua la morte del Redentore.

Gesù non ha però il tempo di ritirarsi per pregare o riflettere su ciò che era accaduto. Profondamente umano, Gesù ha sicuramente sofferto per la morte di Giovanni. Viene raggiunto da una folla affascinata da lui, una folla che non esita a seguirlo anche nel deserto. Sembra sapere che ciò che è più importante nella proprio vita non è ciò che perisce ed è caduco, ma è proprio la Parola di Dio. Dio cura i suoi figli. Il miracolo lo fa lui, ma si serve di ciò che l'uomo ha: dei pani e dei pesci e delle mani che hanno gli apostoli e discepoli. La Parola di Dio si fa pane concreto che nutre un popolo che ha sperimentato come possa esistere un luogo senza tempo. Se si sta con Dio, tutto il resto non conta.

Chi ci separerà dall'amore di Cristo?


Nelle necessità crediamo che Dio ci abbia dimenticato. Vorremmo una vita che scorresse senza intoppi, liscia come il velluto, ma troppe volte ci rendiamo conto che non è così: c'è un qualcosa di superiore che la regola, che talvolta le dà una svolta inaspettata e dolorosa... allora la nostra fede vacilla. La nostra barchetta annaspa tra le onde, talvolta imbarca acqua e minaccia di essere travolta dai marosi. Dio dov'è? È la nostra domanda che echeggia nel nostro cuore, domanda drammatica che è rimbalzata nel cuore di molti e ha riempito lo spirito anche di tanti santi... Rincuoriamoci perciò e non scoraggiamoci davanti a questa domanda che sembra minacciare pericolosamente la nostra fede e il nostro rapporto con Dio. San Paolo, nella lettera ai Romani, ci ricorda che nulla può separarci dall'amore di Cristo. Tutto ciò che noi riteniamo male, non può allontanarci dall'amore di Cristo... anzi, dice di più: in tutte queste cose noi siamo più che vincitori...

D'altronde è quello che ha vissuto lo stesso Gesù. Dopo aver predicato l'amore del Padre, aver fatto tanto bene, liberato dal demonio e dalle malattie la gente, viene condannato alla morte di croce, perseguitato, oltraggiato. La sua predicazione è stato un fallimento totale anche tra gli apostoli: nessuno, tranne Giovanni, gli è rimasto accanto! Totale fallimento... eppure Lui vive la croce fino in fondo. Non scende dalla croce anche se ai piedi della croce, fra tutta la gente che aveva beneficato, non era rimasto che un manipolo di donne, sua mamma e Giovanni.

È pur vero che tanti santi sono stati provati nella fede e questa prova ha avuto la connotazione di un dramma profondo... La cosa curiosa è che ciò che ha portato alla sofferenza e al “dubbio” tanti santi, non è stata tanto la prova delle malattie, ma la contraddizione emersa tra ciò che Dio chiedeva loro di fare e il freno che la Chiesa intesa come organo costituzionale imponeva loro. Basti pensare allo slancio del Serafico Francesco. Per il suo Ordine desiderava la povertà assoluta e Dio sembrava chiedergli proprio questo, ma la Chiesa diceva “no”. Le maggiori persecuzioni che padre Pio ebbe gli vennero proprio dalla Chiesa: fu allontanato dal confessionale, dall'altare, dal popolo... eppure Dio gli chiedeva proprio questo! Anche l'Antico Testamento ci pone come esempio il santo Giobbe. Lui accetta la privazione dei beni, la morte dei suoi parenti e la precarietà della salute... ma la sua fede vacilla quando gli amici discutono la sua integrità di vita... eppure lui era sicuro di essere approvato da Dio nella sua condotta. Tutti, quindi, anche i santi, sono stati provati nella fede... solamente che non si sono lasciati andare alla ribellione, si sono mantenuti fedeli, nonostante le grandi contraddizioni, e non si sono disperati.

I cibi succulenti


Soffermiamoci adesso su ciascuna lettura e riflettiamo in modo più approfondito.

La prima lettura è quella tratta dal profeta Isaia. È rivolta a un popolo non ricco, dedito alla pastorizia e all'agricoltura e quindi completamente dipendente dalla natura e dal suo corso. Spesso attraversava il deserto. Figure perciò fondamentali per questo popolo, ricorrenti nella Bibbia, echeggianti la figura di Dio sono: roccia stabile (dune del deserto); sorgenti d'acqua (aridità e siccità); cibo (carestia)...

La figura ricordata in questo brano è quella del cibo. Dio è quel cibo tanto desiderato dal popolo, la sazietà che manca nei periodi di carestia. Dio è quel cibo gratuito, conquistato senza la fatica del lavoro. È lui che ha in mano la vita di ogni vivente! Troppe volte lo scordiamo. Schiavi di una intelligenza umana che da una parte ci ha tolto da tanti impicci, scordiamo troppo spesso che la nostra vita dipende invece dalla provvidenza di Dio. Ciò di cui siamo circondati è tutto dono Suo! Per questo motivo non sappiamo più ringraziarlo dei suoi doni... e dimentichiamo che la nostra intelligenza è anch'essa un dono di Dio che, se lui volesse, potrebbe riprendere in ogni istante.

domenica 3 agosto 2014

Le tre letture


Le letture di oggi ci presentano molti punti di riflessione. Sono collegate fra loro e ci rimandano a ciò che è essenziale per noi, per la nostra vita. La prima lettura è tratta dal profeta Isaia. Dopo un invito del Signore a un banchetto gratuito costituito appunto da ciò che è essenziale, pane e latte, esorta il popolo a non dilapidare il denaro per ciò che non sazia e non serve e ad ascoltare la Sua Parola. La Parola sazierà il popolo di cibi succulenti. La seconda lettura è una riflessione bellissima di san Paolo. La sua domanda è questa: chi ci separerà dall'amore di Cristo? La tribolazione, il dolore, il pericolo, la spada, la povertà...? no! Afferma l'Apostolo, nessuno potrà mai separarci da Cristo... Infine il Vangelo è esplicito. La folla è affascinata da Gesù e non lo lascia nemmeno riposare. Gesù, però, accoglie tutti, guarisce, insegna. La folla ha fame di Dio e non si cura neppure del tempo che passa. La Parola di Dio esprime chiaramente e comunica efficacemente l'idea dell'eternità.